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Biblioteca Laurenziana ::

 

Nel 1523 il cardinal Giulio de’ Medici, divenuto papa con il nome di Clemente VII, commissionò a Michelangelo il progetto di una libreria per conservare la imponente raccolta medicea di testi.
Edificata all’interno del complesso di S. Lorenzo la Biblioteca Laurenziana si articola in due ambienti: l’alto e stretto vano del Ricetto - o vestibolo di ingresso – e la lunga sala di lettura o Libreria, cui si accede tramite un imponente scalone. Il progetto michelangiolesco prevedeva anche, in fondo alla Libreria una "pichola libreria" un ambiente trapezoidale segreto "per tenere certi libri più pretiosi che gli altri" (v disegno Casa Buonarroti 79 Wittkower ff. 45-469.
Innalzata sopra il complesso delle celle dei monaci, la Biblioteca è sviluppata su due quote: dal Ricetto impostato al livello del primo piano, tramite l’imponente scalone che invade gran parte del Ricetto si perviene alla Libreria situata al secondo piano il cui trattamento parietale è scandito da 15 specchiature. Nella fase preliminare Michelangelo aveva progettato i due ambienti come un solo blocco planovolumetrico concluso da un’unica copertura impostata alla stessa quota: serrato entro il blocco degli edifici preesistenti, l’ambiente del Ricetto non si sarebbe dunque elevato sufficientemente per ricevere luce da finestre aperte nelle pareti; sì che, secondo la prima versione, esso avrebbe dovuto ricevere la luce da un velario; ma come si desume dal carteggio tra Michelangelo e i procuratori di Clemente VII, tale progetto non incontrò l’approvazione papale, e l’artista decise di interporre un piano intermedio che, soprastando la quota di imposta dei tetti, desse luce al vano tramite una tradizionale finestratura. Tale scelta progettuale per l’accentuata tensione dell’asse verticale del Ricetto - marcata dall’imponente aggetto delle colonne binate, in un violento alternarsi di aggetti e di incassi - determinò un forte e dissonante contrasto con l’andamento longitudine della Libreria, più bassa rispetto al vestibolo; contrasto evidente anche prescindendo dal completamento seriore, che ha rialzato di m. 1,60 la quota di imposta delle pareti realizzate da Michelangelo. Si tratta di un rapporto planovolumetrico inusitato che contraddice quello classico sino allora adottato.
I lavori iniziati nel 1525-26 subirono un’ interruzione nel gennaio 1527 per la caduta della signoria medicea e per le conseguenti vicende politiche in cui fu coinvolto l’artista: Michelangelo, nominato il 10 gennaio 1529 "Magistrato de’ Nove" della Milizia, fino al settembre fu impegnato nelle fortificazioni di Firenze e nella strenua difesa della città di Firenze dall’assedio delle truppe pontificie. Gli ultimi mesi furono per l’artista travagliati: il 12 agosto 1530, caduta la città nelle mani dei Medici, e messo al bando come ribelle, Michelangelo sfuggì fortunosamente ai sicari di Alessandro de’ Medici.
Rientrato a Firenze con un salvacondotto e perdonato dal papa, l’artista dovette impegnarsi a proseguire gli interrotti lavori alle Tombe medicee e alla Biblioteca che Clemente VII voleva veder completati. E pertanto, nell’agosto 1533,Sebastiano del Piombo sollecitò Michelangelo a nome del papa perché" et dice[ Sua Santità] che alogate li banchi e palchi e figure e scale e quello pare a vui…e che si faci tutto quello si pol fare senza vui". I banchi vennero eseguiti prontamente nel 1534 da Battista del Cinque e dal Ciapin. Ma morto il padre novantenne nel 1534 e nulla trattenendolo più in Firenze, Michelangelo nel settembre si trasferì definitivamente a Roma, ove l’artista diede l’avvio all’impegnativa affrescatura del Giudizio Universale che verrà scoperta nell’ottobre del 1541. E i lavori di completamento della Biblioteca medicea furono procrastinati nel tempo: il pavimento venne eseguito su disegno di Perin del Vaga da Sante Baglioni negli anni 1549-54; al 1550 risale la decorazione del soffitto ad opera di Battista del Tasso. Infine la travagliata realizzazione dello scalone: il progetto michelangiolesco subì molti ripensamenti e molte varianti sì che la sua esecuzione si protrasse sino al 1558 quando Michelangelo inviò un modellino in terracotta accompagnato da una lettera esplicativa. E la definitiva realizzazione da parte dell’Ammannati solo nel 1571 la Biblioteca poté esser aperta al pubblico .
Nel lato destro per chi proviene dallo scalone del Ricetto la realizzazione da parte del Poccianti della circolare Tribuna Delciana [ o Sala d’Elci] (1817 –41) e l’apertura della relativa porta di accesso alla Sala della Biblioteca, hanno comportato modifiche alla finestratura ed alle relative vetrate: le due finestre a lato della porta (finestre nVI e nVII) sono state murate; la fin nVI presenta una tamponatura a filo della muro che lascia intaravvedere la sagoma di un telaio di vetrata; mentre la fin nVII presenta una tamponatura sporgente. Solo l’assaggio della muratura permetterà di verificare l’eventuale esistenza di vetrate cinquecentesche. A latere, le altre due finestre contigue (le finestre nV e nVIII), pur essendo cieche, contengono due vetrate appartenenti alla serie; esse corrispondono a quelle rimosse al tempo della costruzione della tribuna d’Elci e ricollocate negli anni 1899-901 dal Bruschi.

Zoom ::



Biblioteca Laurenziana


Sala lettura


Scala d'ingresso


Scala


Schizzo Progetto