Progetto Theatron

 Il progetto THEATRON nasce, in due classi terminali del Liceo classico, dall'idea dei due docenti di greco di approfondire lo studio della tragedia attica, che avviene solitamente attraverso la prassi della lettura, con la messa in scena di un dramma antico, scelto tra i tanti possibili, per restituirla alla sua sede naturale: lo spazio teatrale.

La scelta è caduta su un'opera esteticamente sublime, che sceneggia la guerra, un tema di portata universale e di palpitante attualità, oggi più che mai, per le lacerazioni che arreca e il dibattito che suscita fra gli intellettuali e nell'opinione pubblica, nell'antichità classica come nell'età contemporanea.

Partendo così dal lavoro in classe per una lettura "tecnica" dell'opera, ovviamente parziale, attraverso un approccio linguistico - filologico, si è passati poi alla let- tura integrale del testo in una traduzione "artistica", attraverso cui gli studenti, immergendosi totalmente nella finzione scenica, hanno dato anima ai personaggi, facendoli rivivere pur nell'effimero dell'evento.

 Euripide

 Lungo l'arco temporale del V sec. A. C., Euripide è l'ultimo, dopo Eschilo e Sofocle, dei tre grandi tragici greci, appartenente alla generazione che, dopo la fondazione e l'apogeo del cosmo di valori rappresentato dalla tragedia, già ne sperimentava la crisi e la dissoluzione.

Per questo egli si rivela più moderno dei suoi predecessori e alla base del teatro post-antico, perché la sua opera è meno legata al tempo e più vicina alla nostra sensibilità.

Svuotata la tragedia del suo originario significato religioso e svincolatala da ogni rapporto fiducioso con il divino, egli rappresenta l'uomo nella sua solitudine esistenziale, o mentre s'aggira smarrito per le vie della vita, o vittima di una passione che lo precipita nella rovina, o infine mosso da una brama di potenza e di dominio, che scatena guerre luttuose e cruente, apportatrici di dolore e desolazione.

 Raffaele Morra

 La tragedia

 La guerra di Troia nacque da un sentimento di vendet- ta. Gli Achei si erano uniti in una lega sotto il comando di Agamennone per portare guerra alla città di Priamo, padre di Paride. Essi volevano vendicare l'offesa subita da Menelao, re di Sparta, giacché il principe troiano gli aveva rapito la moglie Elena. L’ assedio durò dieci anni fino a quando i Greci si introdussero nelle mura della città grazie all'inganno del cavallo di legno, ideato su consiglio di Pallade.

All' inizio della tragedia il destino di Troia si è compiuto. La scena rappresenta il campo Acheo davanti alle rovi- ne della città. Ecuba e il coro delle Troiane attendono che il loro destino si compia: ora che Troia non esiste più e anche il re Priamo è morto, esse saranno assegnate ai condottieri achei e condotte schiave in Grecia.

Nel prologo Posidone e Atena, prima ostile ai Troiani, stringono alleanza per rendere difficile e luttuoso il ritor- no dei vincitori, colpevoli di aver profanato i tempo degli dei. L’araldo Taltibio annuncia che Cassandra, la "deliran- te" sacerdotessa di Apollo, è stata assegnata ad Agamennone, Andromaca, moglie di Ettore, a Neottolemo, Ecuba a Odisseo. Polissena è stata assegnata alla tomba di Achille. Cassandra intona un delirante imeneo, un canto nuziale, cui fa seguire la profezia sulla sorte dei vincitori, che non sarà preferibile a quella dei vinti. Andromaca ed Ecuba uniscono i loro lamenti in un dialogo lirico. Poi Andromaca comunica la morte di Polissena, che è stata sgozzata sulla tomba di Achille.                          

Le  dolorose battute che seguono sul senso della vita e della morte sono interrotte dalla lacerante notizia recata da Taltibio : i Greci, su consiglio di Odisseo, hanno deciso di uccidere Astianatte, il figlioletto di Ettore e Andromaca. Il bimbo viene strappato alla madre disperata. Giunge Mene- lao che fa portare fuori della tenda Elena, colpevole di aver provocato tanti lutti sia ai Troiani che ai Greci. La donna si difende rigettando la colpa sugli dei, in particolare su Afrodite, che offrì a Paride la sua bellezza, se l'avesse giudicata superiore alle sue rivali. Ecuba smantella con gran- de rigore ma anche con rabbia e passionalità gli argomenti di Elena, che "parla bene, pur essendo colpevole".

Conclusosi il singolare "agone giudiziario", alcuni araldi recano sullo scudo, che fu di Ettore, il corpo senza vita di Astianatte. In assenza della madre, già partita, sarà compito di Ecuba dare sepoltura al bambino. Il canto di Ecuba sul corpo di Astianatte, ucciso dai Greci "per paura", sarà l'ultima espressione di dolore e di pianto. Taltibio ritorna per consegnare Ecuba ai servi di Odisseo.

La scena viene lentamente abbandonata: alle irnmagini delle donne troiane disperate subentra il senso del vuoto e della profonda indifferenza degli dei

Quando Euripide si dedicò alla composizione delle "Troiane", rappresentate nel 415 a.C. , all'avvio della spedizione ateniese in Sicilia, il suo cuore e la sua mente era- no rivolti ai disastri della guerra del Peloponneso. Alle riflessioni sugli esiti luttuosi di questo e di altri conflitti, che portano alla frantumazione dell'esistente e producono nei vincitori atteggiamenti tracotanti e disumani, Euripide diede la forma del canto tragico nutrendo la sua poesia delle immagini antiche di Troia distrutta e traducendo il lamento dei vinti di tutte le guerre nella voce accorata di Ecuba e delle donne Troiane. La guerra di Troia assumeva così, in questa tragedia euripidea, il ruolo di conflitto "primo", assoluto, universale, nel quale agivano, sospesi in perenne contrasto, l'amore e l'odio, il coraggio e la viltà, il dolore "vero" e la gioia apparente o effimera, 9 limite della ragione e l'eternità del nulla.

 

Livia Marrone

 

Note di regia

 In questo allestimento delle "Troiane" è la parola che regna con tutto il suo potere evocativo, musicale, poetico.

Ma non è una "parola" uguale per tutti.

Ecuba, Cassandra, Menelao, Poseidone, Taltibio, Andromaca, Atena: ogni personaggio ha il suo linguaggio, perché è diversa la sua storia, il suo dolore e il suo modo di partecipare al fatto avvenuto. Ecco che allora l'impegno dell'attore è stato quello di lavorare sul linguaggio del proprio personaggio, cercando di capirlo, immaginarlo e soprattutto condividerlo.

Difficile costruire un linguaggio per  personaggi morti! Sbagliato! Sono morti se li assassiniamo immaginandoli come il frutto di una cultura che non è più o come i protagonisti di una forma teatrale difficilmente ascoltabile, se non addirittura sopportabile al giorno d'oggi.

La personalità, il carattere, il suono del proprio personaggio, l'attore l'ha trovato nella vita di tutti i giorni, nei nostri comportamento ancestrali, nel teatro moderno.

Questa ricerca ha creato un patrimonio fatto di idee, sensazioni ed emozioni che sono la forza di questo spettacolo e che gli attori sentono la necessità di condividere con un pubblico.

E il coro? In questo allestimento è un personaggio antipatico: socializza poco! Dice Ecuba "é musica anche la sciagura che grida senza danza" e infatti, consapevole della sua aristocratica bellezza, il coro scioglie in musica il dolore di chi "sarà schiava di un immondo ingannatore, lei, che, di Troia i fastigi conobbe da sovrana".

Carlo Calati

 Riflessioni degli studenti  

durante le prove                              

Ecuba rappresenta il dolore universale. La rappresentazione di questa vicenda umana si staglia sullo sfondo delle nostre vite con vivace attualità, coinvolgendoci emotívamente nelle sue sventure e ricordandoci che..."

"E' musica, anche la sciagura che grida senza danza!”

                                         IOLANDA STELLA  CORRADINO

La personalità complessa e piena di contraddizioni di Cas- sandra esprime in maniera compiuta il conflitto di sentimenti ed emozioni che si agitano nei cuori di tutte noi adolescenti.

                                                                               LUCIA BALISCIANO

Emozioni e dolori di una donna forte e virtuosa sono rivissuti in me con il personaggio di Andromaca. Un'esperienza importante che mi ha permesso di crescere attraverso il confronto con una donna d'altri tempi, il cui dolore e la cui forza d'animo riescono a commuoverci tutt'ora.

                                                                        MATILDE IMPERATORE

Fare teatro è sempre stato il mio sogno sin da bambina, ma solo quest'anno ho amato il coraggio di propormi. l'avessi fatto prima! E'un'esperienza fantastica, e poi il personaggio di Ele- na mi ha preso l'animo.

                              Roberta Sorrentino

 

Respirare gli odori della guerra,avvertirne le sensazioni, do- lori e disgrazie che si ripetono nel tempo ... vorrei fosse sempre un palcoscenico!

ANNAMARIA GUIDETTI

 

Un'esperienza , magica ed indimenticabile  ... che mi auguro     faccia viaggiare la fantasia e la mente indietro nel tempo ... conducendovi nell'antica Ellade, ai confini tra mito e realtà                                                 Gaia Alvieri

Forse soltanto quello che si vive sul palcoscenico è teatro,tutto il resto è un complesso artificio scenico  ...

                                                              Antonio Zinno

 

Un'emozione unica interpretare il canto di dolore di queste donne,che soffrono con coraggio il dramma della guerra, pagando con la loro vita infelice e dolorosa il prezzo della sconfitta ...

                               Anna De Lise

 

La tragedia?! Non è qualcosa di pesante, non semplicemente un dovere scolastico, sembra quasi assurdo dirlo ma è un pia- cere; grazie all'analisi dei personaggi fatta durante gli incon- tri mi sono resa conto di quanto Ecuba, Elena e Menelao siano vicini a me ... al nostro tempo... e di quanto le parole di Eurípide possano indurre a una riflessione su se stessi e sullo stato di cose attuali.

          Veronica Manfredonia

Durante le prove
        
                                                                    
 
 
Dalla parola morta all’azione, dalla meraviglia al pensiero

Nello spazio scenico ricavato tra i banchi, in un'aula, durante le prove, ho visto Ecuba sollevarsi dal pavimento, su cui affranta giaceva. E poi ho visto rivivere nei volti, nei gesti, nella parola dei nostri ragazzi Andromaca, Cassandra, Elena, Taltibio, Posidone e Menelao. Ho ascoltato professori, studenti e regista discutere sulla struttura della tragedia, sulla visione poetica di Euripide, sui personaggi, sulle scelte da fare, relative alla chiave di lettura complessiva, all'intonazione, ai movimenti, ai co- stumi. Sono rimasto meravigliato dalla forza d'impatto sui giovani di un'opera di 25 secoli fa. Dalla meraviglia di fronte ai misteri della natura nacque la filosofia greca, e dall'interrogarsi, poi, sui problemi dell'uomo e della società.

I nostri studenti, con entusiasmo, si sono sottratti alla banalità del presente e al conformismo, hanno cercato di ricucire la frattura con il nostro passato, si sono messi in contatto con la migliore civiltà classica, creatrice di valori universali.

Ed hanno compiuto il miracolo artistico di tradurre la parola morta del testo in azione, di ridare ad un dramma antico la sua originaria funzione di produzione culturale e sociale, destinata alla rappresentazione, davanti all'intera comunità della polis.

Ci hanno mostrato, dunque, di essere ancora capaci di meravigliarsi, di interrogarsi, di agire.

Possiamo sperare, quindi, in un futuro migliore per l'umanità.

  

        Il Dirigente Scolastico

           Prof.Francesco Di Vaio

 

La manifestazione

Le Troiane

di Euripide