Racconto premiato al Concorso

Premio Letterario Internazionale Emily Dickinson  XXI edizione.

18 gennaio 2018

                                  Sabato pomeriggio        di Oriana Pagliarone

                                                       

Mi sto lavando i capelli. Come ogni sabato pomeriggio: dopo un’intera settimana d’impegno scolastico, esco con la mia comitiva. 

Tra noi è quasi una regola non scritta.

Andremo a ballare, il twist è l’ultimo ballo di moda, mi piace ballare, sono brava e non mi stanco mai.

Con la testa nel lavandino i pensieri corrono veloci, sono contenta, mi piace la mia vita, ho tante cose da fare e so che le farò.

Mi piace sentire l’acqua scorrere tra le ciocche, lo shampoo è una carezza dolce.

I miei capelli sono lunghi e folti, una grande massa di un castano chiaro che il sole dell’estate ha reso più brillante.

Mi sento bene, il mio corpo è scattante, sono piena di energia.

La schiuma mi scivola sugli occhi.

Faccio scorrere l’acqua per mandar via tutto quel sapone.

Con la testa ed il viso completamente avvolti nell’asciugamano, mi friziono i capelli qualche minuto, sempre a testa bassa, nel buio tiepido di questo nido di spugna.

Alzo la testa, libero i capelli dall’asciugamano e lascio che lo specchio, appannato dal vapore, piano piano mi rimandi la mia immagine: le rughe sulla fronte, intorno agli occhi, persino sulle guance, sono la prima cosa che vedo.

La pelle è opaca, il biondo dei capelli tradisce sapienti tinture. Chi è quella donna sul cui viso il tempo è stato così impietoso?

Mi avvicino di più allo specchio: riconosco quegli occhi.

 Sono i miei.

Un sottile disagio mi assale per un attimo: cinquanta anni mi separano da quell’adolescente felice e sicura di sé.

Ma gli occhi sono l’unica cosa che non cambia nel tempo e, se guardo con attenzione, quella ragazzina è ancora lì, anche se l’involucro è molto cambiato.

Un sorriso, dapprima incerto e poi sempre più sicuro, m’illumina gli occhi.

Ecco, ora mi riconosco!

Il compagno della mia vita si affaccia sulla porta del bagno: «Allora, a che punto sei? Sbrigati, ci aspettano per la serata di liscio!»

Mi volto, anche lui è cambiato, ma una vita passata insieme intenerisce il mio sguardo:

«Un attimo e sono pronta, sto salutando un’amica».