Non la/o/e  vorrai mica buttare?      di Oriana Pagliarone

 

“ Non la/o/e vorrai mica buttare?”

La domanda del compagno della mia vita è riferita, di volta in volta, a :

 

·        La maglietta del mare, scolorita dal sole e da anni di lavaggi

·        Una scatola delle scarpe che può sempre servire come contenitore di qualsiasi ciafrusaglia

·        il costume da bagno che ormai mostra rassegnato i suoi anni

·        le scarpe da ginnastica sfondate in cui il tacco praticamente non esiste più

 

e potrei continuare  ancora per molto, con ogni tipo di oggetto.

La resistenza che mio marito oppone a staccarsi dalle cose risulta al limite del patologico: è più forte di lui, proprio non ce la fa a lasciarmi buttare qualcosa.

Al mio debole tentativo di far sparire questi oggetti che, ormai, logorati dal tempo, mostrano lo sfinimento di un uso reiterato, risponde che possono sempre servire, essere riciclati, o al più, se sono oggetti di abbigliamento, possono sempre essere messi in casa.

Ora, se dovessi dare ascolto a lui, avrebbe più magliette e pantaloni per la casa che per ogni altra occasione.

Inoltre controbatte serafico :«Ma che fastidio ti dà!»

Che fastidio mi dà? Mi dà un grandissimo fastidio: quell’oggetto inutile, che lui vuole conservare, occupa spazio, ingombra l’armadio, la dispensa, la scrivania, o qualunque luogo dove viene lasciato, serve solo a creare disordine.

Per non parlare poi degli imballaggi di ogni tipo di apparecchio: devono essere religiosamente conservati, compreso il polistirolo espanso per gli alloggiamenti di fili, alimentatori ed accessori vari, con le loro bustine di plastica: così la nostra casa è piena di scatoloni ingombranti che un tempo contenevano : un vecchio videoregistratore,  un televisore portatile che risale alla metà degli anni 80’, uno dei primi  computer  che abbiamo posseduto, una vecchia telecamera, ecc..

Ora questi oggetti non esistono più in casa, ma restano, a ricordo imperituro, i loro imballaggi, che possono sempre essere usati come contenitori per le cose  più disparate.

Io ormai sono rassegnata, di fronte alla sua domanda” Non lo vorrai mica buttare?” non oppongo alcuna resistenza, lascio decantare la cosa, faccio passare qualche tempo e poi, quando anche lui non si ricorda più di quel determinato oggetto, finalmente …lo butto!

Ultimamente ho però raffinato la mia tecnica: davanti al paio di scarpe da ginnastica, veramente indecenti, che si ostinava a conservare nella scarpiera, è scattata in me una molla di ribellione, le ho messe nella busta della raccolta differenziata, insieme a tante altre cose di plastica da buttare, ho fatto un bel sacco pieno, l’ho chiuso e poi con la più angelica delle voci ho chiesto proprio a lui di andarlo a buttare nel cassonetto.

Ah! Che magnifica sensazione !

Anche in famiglia, a volte, vale la legge del contrappasso!