Due meduse                                    

                                    Descrizione: Medusa by Caravaggio.jpg

  Medusa   Murtola - Caravaggio                                           Medusa - Caravaggio                                                                          

    Collezione privata - Londra                                           Gallelia degli Uffizi - Firenze

 

I due quadri, la Medusa Murtola, e la Medusa Medicea, appesi alla stessa parete.

 

«Finalmente mi hanno liberata!

Sono stata rinchiusa per tanto tempo nel caveau di questa banca di Londra! Ora vedo finalmente la luce!

Mi portano a Sassari, mi espongono nella sala Duce di Palazzo Ducale, per farmi ammirare da tutti.

Io sono la vera Medusa, la prima, quella che il Maestro Caravaggio ha firmato sul fiotto di sangue che sgorga dalla mia gola recisa.

Io sono l’opera, che dopo molti ripensamenti e correzioni, con sofferenza, è uscita dalla mente e dalla mano dell’artista.

Anche un poeta, Gaspare Murtola, dopo avermi visto a Roma nel 1600, ha scritto un sonetto sulla mia “chioma avvelenata”, per questo mi chiamano Medusa Murtola.

Tu sei solo una copia, anche se fatta dallo stesso maestro, su commissione del Cardinal del Monte per il granduca  Ferdinando I de’ Medici».

«Ma come ti permetti, brutta sfacciata, sono io la Medusa, quella vera!

Io dimoro con giusto sfarzo nella Galleria degli Uffizi, a Firenze!

Io sono vista e ammirata ogni anno da milioni di turisti provenienti da tutto il mondo! A te chi ti ha visto mai?  Solo oggi esci dal caveau di una banca londinese e vieni esposta al pubblico, a Sassari, capirai. Vuoi paragonare Firenze con Sassari? La Sardegna è l’ideale per fare i bagni d’estate ma, per l’arte, c’è solo Firenze!»

A questo punto la Medusa Murtola ha un diavolo per capello, anzi un serpente, e non solo metaforicamente parlando, e aggredisce con enfasi la sua rivale:

«Tu sei solo una snob classista. Solo perché nessuno mi ha visto ancora, non significa che non sia alla tua altezza. Un’opera d’arte non è tale solo perché esposta  al pubblico, può essere nascosta in una casa, in una banca, o addirittura sotto cumuli di terra per secoli, resta comunque un tesoro inestimabile.

 E poi,  cos’è questo discorso di Firenze, Sassari… L’arte è universale ovunque sia, è solo nella sensibilità di chi guarda capirne la grande bellezza.

Ma perché perdo tempo a parlare con te, stupida copia di un grande genio: con me il Maestro si è lasciato trascinare dal momento creativo, con me è stato travolto dall’ispirazione: io sono il risultato di questo attimo sublime. Con te si è solo limitato a ripetere ciò che aveva già creato, senza slanci né emozioni, oltretutto su commissione!» Queste parole non minano l’arroganza della Medusa fiorentina, che infatti lancia un’ ultima frecciata:

«Mia cara, non hai ancora capito che con te ha fatto solo una prova? Voleva affinare la tecnica, per poi creare il vero capolavoro, me!

Non vedi quanti ripensamenti, correzioni, ti porti addosso?  Solo con me il Maestro ha avuto il tratto deciso, la mano felice, senza rimaneggiamenti!  Sono io la vera Medusa!» A questo la Medusa Murtola non si controlla più:

«Adesso basta! Vuoi vedere che scendo dal muro, ti prendo per quei quattro capelli che hai, anzi serpenti, e ti faccio lo “strascino”?» (termine partenopeo per indicare donna che prende per i capelli la sua rivale e la trascina a terra)

« Davvero? E fammi vedere! Tremo tutta!» la Medusa fiorentina, indispettita, scende anche lei dal muro e si pone davanti alla sua copia.

Ma entrambe hanno dimenticato di possedere un enorme potere: il loro sguardo pietrifica chiunque le guardi:

«No!  Non   ti   de - vo   guar - da - re!»

«N  o!   N  o  n     t  i     d  e  v  o        g       u       a       r       d       a       r      e !»

Troppo tardi: sono diventate due statue di pietra!