Basta con i principi azzurri!

 

 

Basta con i principi azzurri!

E non è necessario cambiare loro colore, dobbiamo proprio smettere di sognarli.

Da piccole, il papà è il nostro principe azzurro.

Lo vediamo alto, imponente, invincibile, fonte inesauribile di ogni sapere.

Aspettiamo con impazienza i rari momenti in cui possiamo stare insieme.

Nei miei ricordi, il giorno perfetto era la domenica mattina, con lui, a comprare le “pastarelle” e i giornali: a me il Corriere dei Piccoli, o Topolino. E a casa la “deliziosa” era sempre mia, mi piacevano i dolci molto burrosi.

Oppure il sabato mattina all’uscita di scuola lo trovavo ad aspettarmi per accompagnarmi a casa, appoggiato alla macchina, la mitica Fiat 1100, indice di un raggiunto benessere economico, elegante nel suo completo Principe di Galles, come si usava un tempo.

Un cenno di saluto per farsi vedere, e per me la felicità allo stato puro.

E quando si decideva di fare una gita nei dintorni, per immergersi nella natura, o per una visita in un museo o in una pinacoteca, allora diventava una guida preparata e attenta, ogni quadro viveva davanti ai miei occhi, ogni statua diventava un personaggio con le sue storie, leggende, miti,  raccontato con passione e trasporto.

Tutte le bambine e le ragazze ci sono passate, è come una malattia esantematica che si deve superare, poi passa. O forse no.

Per alcune l’immagine del padre non riesce ad essere ridimensionata, è un lavoro da fare su se stesse con dolore e comprensione, ma porta inesorabilmente alla caduta del mito. Se poi intervengono delusioni e la scoperta che l’uomo che credevamo invincibile è invece fallibile come tanti, allora il disinganno è maggiore, ma anche questo ci aiuta a crescere.

Ma se restiamo ancorate alla figura del padre, se lo difendiamo testardamente da ogni critica, se non gli riconosciamo errori o non vogliamo vederli, allora per noi un rapporto serio e maturo con un uomo sarà più difficile, perché inquinato dal confronto con un’immagine che non è reale, ma viziata dal ricordo, dalla nostalgia, dal rimpianto.

Cercare il principe azzurro, come per noi il nostro papà da piccole, è il più grande errore che possiamo fare, nessuno potrà mai competere con il passato, non è leale, oltre che estremamente faticoso.

Ma poi perché principe? Oltre che azzurro!

Principe significa irraggiungibile, lontano da noi per censo e casta!

Che tradotto significa cercare una persona che non ha con noi punti di contatti, in un’aura lontana, inavvicinabile, ma perché poi?

E’ così bella la condivisione, avere una visione comune, saper godere delle stesse cose, avere uguali interessi, passioni.

Allora se lui è un principe, noi siamo le principesse di una bella storia d’amore. Uguali, allo stesso livello.

Ma torniamo alla realtà e liberiamoci  anche del colore azzurro.

Azzurro significa senza macchia, senza difetti, irreale.

Ma chi vuole un uomo così? Forse solo le adolescenti.

 Una volta cresciute, noi donne diamo importanza ad altre cose.

E se innamorate, ci piacciono anche i loro difetti, anzi ne sorridiamo, ci fanno tenerezza.

Continuando, invece, a credere nel principe azzurro arrechiamo un danno anche alle nostre figlie, facendo loro credere che arriverà in futuro l’uomo che le sposerà e le farà vivere felici e contente come nelle favole.

Ora forse non è più così,  le ragazze oggi sono più consapevoli dell’importanza del lavoro per un’indipendenza economica e per una reale parità all’interno della coppia, con uguale suddivisione di compiti e doveri.

Quindi, niente più favole, ma una realtà, forse più difficile, ma più autentica.

Quindi …basta con i principi azzurri!