ARCHIMEDE IN PLUTARCO

LA GRANDEZZA DI ARCHIMEDE
Da Paralleloi Bioi - Markelloj
(Vite Parallele - Marcello)

5 Thlikouton mentoi fronhma kai baqoj yuxhj kai tosouton ekekthto qewrh matwn plouton Arximhdhj wst'ef'oij onoma kai docan ouk anqrwpinhj,alla daimoniou tinoj esxe sunesewj, mhqen eqelhsai suggramma peri toutwn apolipein, 

5 Archimede possedette tuttavia uno spirito così elevato, un'anima così profonda e un patrimonio così grande di cognizioni scientifiche, che non volle lasciare per iscritto nulla su quelle cose, cui pure doveva un nome e la fama di una facoltà comprensiva non umana, ma pressoché divina

6 alla thn peri ta mhxanika pragmateian kai pasan olwj texnhn xreiaj efaptomenhn aggenh kai 
banauson hghsamenoj, [eij] ekeina kataqesqai mona thn autou filotimian oij to kalon kai peritton amigej tou anagkaiou prosestin, 

 

6 Persuaso che l'attività di uno che costruisce delle macchine, come di qualsiasi altra arte che si rivolge a un'utilità immediata, è ignobile e grossolana, rivolse le sue cure più ambiziose soltanto a studi la cui bellezza ed astrazione non sono contaminate da esigenze di ordine materiale.

11 Oukoun oud'apisthsai toij peri autou legomenoij estin wj up'oikeiaj dh tinoj kai sunoikou 
qelgomenoj aei seirhnoj, elelhsto kai sitou kai qerapeian swmatoj eceleipe, bia de pollakij elkomenoj ep'aleimma kai loutron en taij esxaraij egrafe sxhmata twn gewmetrikwn, kai tou 
swmatoj alhlimmenou dihge tw daktulw grammaj, uf'hdonhj megalhj katoxoj wn kai mousolhptoj alhqwj. 

11 Non c'è dunque ragione di non credere a quanto si dice di Archimede, e cioè che viveva continuamente incantato da questa, che potremmo chiamare una Sirena a lui familiare e domestica, al punto da scordarsi persino di mangiare e di curare il proprio corpo. Spesso, quando i servitori lo trascinavano a viva forza nel bagno per lavarlo e ungerlo, egli disegnava sulla cenere della stufa alcune figure geometriche; e appena lo avevano spalmato d'olio, tracciava sulle proprie membra delle linee col dito, tanto lo dominava il diletto ed era prigioniero, veramente, delle Muse.

12 Pollwn de kai kalwn eurethj gegonwj, legetai twn filwn dehqhnai kai twn suggenwn opwj autou meta thn teleuthn episthswsi tw tafw ton perilambanonta thn sfairan entoj kulindron, epigrayantej ton logon thj uperoxhj tou periexontoj stereou proj to periexomenon

 

12 Molte e mirabili furono le scoperte che egli fece; ma sulla tomba pregò, si dice, gli amici e i parenti di mettergli, dopo morto, un cilindro con dentro un’ asfera, e quale iscrizione la proporzione dell'eccedenza del solido contenente rispetto al contenuto.